ARCIERE AUSILIARIO

 

Tra le caratteristiche più interessanti dell’esercito romano fu la presenza di truppe composte da cittadini non romani. L’organizzazione dell’esercito prevedeva anche il contributo di truppe costituite da soldati privi di cittadinanza romana, in età repubblicana erano le città e i popoli alleati di Roma a fornire contingenti che venivano inquadrati sotto il comando romano e impiegati come unità  di supporto alle legioni, che rappresentavano il nucleo dell’esercito, e rimase i vigore anche in età imperiale.

Le truppe alleate erano inquadrate in alae sociorum, accanto ai contingenti forniti da stati alleati e strettamente legati a Roma, furono immessi nell’esercito anche soldati selezionati in base a loro specifiche abilità e provenienti da aree geografiche ben identificate. Si ricordano contingenti di questo tipo: frombolieri balearici, cavalleria leggera spagnola o africana, guerrieri non europei (celti o germani), arcieri cretesi o asiatici. Grazie all’arruolamento di tali contingenti di truppe specializzate, l’esercito romano poteva disporre di personale perfettamente addestrato a servire in ruoli specifici nel quali Roma era carente e priva di tradizioni.

 

GLI ARCIERI NELLE FILE ROMANE

 

Tra le più importanti lacune nel sistema militare romano era la mancanza di reparti di arcieri. L’arco godeva di scarsa considerazione in Roma e non fu mai un’arma ritenuta valida per costituire unità  equipaggiate con essa, diverso era invece la situazione in Oriente, dove l’arco costituiva l’arma principale e interi popoli ne facevano il proprio strumento di guerra preferito. L’indifferenza da parte di Roma nei confronti dell’arco cessò quando le legioni romane entrarono in contatto con popolazioni asiatiche (furono sconfitti ripetutamente dai Parti che eccellevano nell’uso dell’arco e avevano sviluppato tattiche che ne consentivano un sfruttamento ottimale sia dalle truppe a piedi sia da parte dei cavalieri). Dopo lo scontro con i Parti fu deciso di dare impulso all’incorporazione di contingenti stranieri, prima di tutto cretesi e asiatici, arcieri specializzati. Solitamente, le unità di cittadini non romani che servivano come unità di fanteria o cavalleria venivano “romanizzate”, tale processo comportava l’adozione di equipaggiamenti e tattiche tipiche dell’esercito romano, perdendo ogni connotazione locale o tipica della loro origine. Nel caso di truppe specializzate i soldati che ne facevano parte conservavano tutte le loro caratteristiche “indigene”, a partire dall’armamento  (che rifletteva la loro specialità) sino a giungere all’equipaggiamento e al costume.

Il caso degli arcieri le unità si distinguevano da tutte le altre truppe, si denotavano la loro origine orientale conservando l’abbigliamento tipico della regione di provenienza, spesso pittoresco.

Tipiche erano le tuniche lunghe sino al ginocchio o alla caviglie, riccamente decorate e tinte con colori brillanti, anche gli elmi erano riccamente decorati con fregi e bassorilievi e presentavano sovente il tipico coppo conico ad elevato allungamento caratteristico dei modelli orientali. L’arco era invariabilmente di fattura locale (realizzato con strati di legno accoppiati e tendine animale) mentre altre armi, come la spada, potevano esser del medesimo tipo in dotazione alle legioni, indossavano una cotta di maglia a protezione del corpo. Gli arcieri inquadrati nell’esercito romano avevano anche altre particolarità, erano solitamente organizzati in reparto omogenei, della consistenza di una coorte. Un altro importante elemento di distinzione era costituito dal reclutamento. I Romani seguivano abitualmente la pratica di reclutare le unità di ausiliari o di guerrieri specializzati nelle medesime province in cui avrebbero dovuto prestare servizio (salvo il caso della necessità di campagne che portavano lontano dai luoghi d’origine). Arcieri provenienti dalle regioni orientali potevano prestare servizio anche in altre regioni, quindi venivano solitamente pagati premi di arruolamento o un soldo più elevato.