LEGIONARIO DELLE GUERRE GALLICHE

 

A metà del I secolo a.C. quando Caio Giulio Cesare condusse di vittoria in vittoria il suo esercito, le legioni romane avevano ormai raggiunto un altro grado di standardizzazione, per merito delle riforme di Mario che avevano efficacemente razionalizzato l’organizzazione e l’equipaggiamento militare. La crescita degli eserciti aveva comportato esigenze di “industrializzazione” delle forniture militari, con conseguente omologazione delle tipologie di armi e accessori.

La dotazione del legionario cesariano può essere assimilata a una moderna uniforme, sia pure senza pretesa di veder scomparire differenze e peculiarità tra i diversi reparti o anche tra i singoli combattenti. L’aspetto del legionario di Cesare era nell’insieme simile a quello del legionario del IV –III secolo a.C. quando il consolidarsi dell’organizzazione manipolare aveva determinato l’adozione di un equipaggiamento che sarebbe rimasto caratteristico della fanteria pesante romana per molti secoli a venire. Gli elementi più vistosi erano costituiti dal giavellotto (pilum), divenuto la principale arma offensiva, e lo scudo ovale e convesso (scutum). Nel corso del III secolo l’equipaggiamento del legionario andò definendosi anche nelle componenti difensive e si fissò in uno standard che, essenzialmente, rimase immutato sino ai tempi di Cesare.

 

LE ARMI OFFENSIVE

 

Il fante di una legione cesariana era armato con uno o due giavellotti che potevano essere di due tipi fondamentali, uno più leggero e uno più pesante, anche se non è certo se entrambi fossero ancora usati al tempo di Cesare oppure se fossero stati sostituiti da uno solo. Con ogni probabilità, la lancia (hasta) era ormai assente dagli arsenali legionari, anche se era ancora utilizzata da contingenti di truppe ausiliarie. L’armamento offensivo era completato dalla spada, il gladius hispanicus, che i legionari portavano al fianco destro. Si trattava di un’arma assai robusta di origine iberica, come dice anche il suo nome, con lama corta a due tagli e punta molto pronunciata. Ai tempi di Cesare il gladius hispanicus era stato adottato ormai da temo e si trattava di un’arma assai apprezzata, usata soprattutto per colpire di punta. L’impugnatura era di legno, molto semplice, con estremità posteriore a T o a pomo. Il fodero era solitamente di legno, con fascette di bronzo. Il fodero era sospeso al cinturone, un accessorio fondamentale non solo per il suo pratico ma anche perché simboleggiava nel mondo romano la condizione militare. Il cingulum militiate, questa la denominazione latina, era portato sopra la corazza ed era ornato da placchette bronzee o di ottone.

L’armatura costituita da una cotta di maglia di ferro ad anelli che rivestiva il busto e le cosce del legionario. Si trattava di una protezione molto efficace, di peso tra i 10 e i 15 kg. La maglia di ferro consentiva un completa libertà di movimenti e una parte del peso era retta dal cinturone, in modo da alleviare il più possibile la fatica del legionario. Il difetto dell’armatura in maglia di ferro era però la complessità delle sua realizzazione tanto che, probabilmente, essa non potè mai essere data in dotazione a tutti i legionari. La “gallica” nome che suggerisce un’origine celtica dell’armatura, era chiusa e sostenuta da due spallacci (humeralia) in maglia di ferro o metallo rigido, che venivano agganciati a una banda di cuoio o di bronzo fissata sul petto.

 

L’EQUIPAGGIAMENTO DIFENSIVO

 

Nel I secolo a.C. l’esigenza di armare grandi quantità di soldati stimolò la nascita di un’efficiente organizzazione industriale per la fornitura di equipaggiamenti militari. L’esempio più conosciuto sono gli elmi di tipo montefortino, tipici della fanteria legionaria. Gli elmi prodotti nel I secolo a.C. non erano però paragonabili alle realizzazioni artigianali o semiartigianali dei secoli precedenti: quelli di questo periodo erano infatti poco rifiniti e non particolarmente robusti, tanto che i legionari talvolta li rinforzavano con una protezione aggiuntiva in vimini. In ogni caso, l’elmo montefertino bronzeo rappresentò l’usuale protezione per il capo dei legionari del I secolo a.C. Su di esso era portato un pennacchio nero o rosso. Sul coppo, ai lati, potevano essere fissate due penne (le penne di Marte), che sembra fossero concesse a titolo di onorificenza. Oltre al montefortino, esistevano altri tipi di elmi di qualità superiore, in particolare quelli da cavalleria che venivano adottati anche dai fanti delle migliori legioni (come la famosa X Legione, la favorita di Cesare). Lo scudo tendeva già al disegno rettangolare tipico della prima età imperiale, ma con gli angoli ancora arrotondati: Di costruzione lignea e ricoperto all’esterno da pelle di vitello, aveva i bordi rinforzati in ferro e un ambone centrale dello stesso modello. Le misure erano approssimativamente di 120x75 cm. Le armature erano di diversi tipi, ma la più diffusa era la cotta in maglia di ferro lunga fino a metà coscia.